Come devono accompagnare la crescita dei loro bambini?
Facendo finta di essere credenti?
Per non offendere i molti clericali permalosi?
Oppure facendoli partecipare a dibattiti con coetanei?
Gli scopi di questo sito
— Far conoscere a genitori e scuole la filosofia tra bambini e tra ragazzi, come per esempio i Circle Time o la Philosophy for Children e organizzare campi estivi dove sia praticata, come nei Camp Quest americani ora diffusi in molti altri Paesi.
— Far crescere i bambini serenamente e apertamente con i valori dei loro genitori anche quando questi sono non credenti: quindi che nelle scuole non ci sia più solo l’ora di insegnamento della religione cattolica (IRC) oppure, accanto a questa ci sia, per chi la sceglie, l’ora di filosofia tra bambini e tra ragazzi.
— Segnalare dove ci sono corsi per diventare Formatore per classi di filosofia per bambini.
— Ho fatto questo blog per entrare in contatto con genitori di alunni della scuola statale primaria (elementare), secondaria di I livello (media) o del primo biennio delle superiori che non si avvalgano dell’ora di religione. Spero si formino gruppi di genitori di una stessa classe disposti a fare richiesta che nell’ora alternativa del prossimo anno si faccia filosofia per ragazzi. Come è già avvenuto in Italia negli anni passati in alcune scuole statali, come documentato da libri pubblicati su quelle esperienze. Mi sarà facile trovare facilitatori patentati in molti posti d’Italia. Per discutere con i dirigenti scolastici, con l’ufficio regionale, col ministero dell’istruzione, per eventuali ricorsi al Tar ci posso pensare io (o l’Uaar se vuole).
Verso
i quattro anni arrivano i primi perché
dei
bambini, fastidiosi e innocui: «Come si chiamava la nonna»? «La
nonna si chiamava Rosanna». «Perché»? «Perché quando è nata, i
genitori l’hanno chiamata così». «Perché»? «Perché quel nome
gli piaceva». «Perché»? … «Smettila. Adesso devi finire di
mangiare subito altrimenti facciamo tardi per l’asilo». In realtà
il bambino ha le idee confuse e non sa spiegare cosa vorrebbe sapere
e ripete ossessivamente la parola “Perché”: Vorrebbe capire
cosa sono i nomi, perché si danno i nomi, con che regole si danno,
chi li sceglie; ecc.
Presto
cominciano a voler sapere anche chi sono loro, da dove sono venuti,
cosa significa morire, dove erano prima di nascere, come si spiega la
vita. Questa volta i genitori capiscono le domande, ma sono
preoccupati: cosa rispondere? Eludono le risposte tanto il bambino,
se è piccolo, non se ne accorge.
Queste
domande di chiara natura “filosofica” possono però spegnersi man
mano che i bambini crescono, se sono indottrinati invece che abituati
a ragionare autonomamente, se i genitori trasformano le risposte in
stereotipi conformisti, o, peggio, se i ragazzini si accorgono che i
loro adulti di riferimento fanno capire che di certe cose, chissà
perché, non si deve parlare, oppure se si accorgono che il
comportamento dei grandi non è coerente con quello che proclamano.
A
un certo punto ci si può accorgere che è troppo tardi, i ragazzi
sono cresciuti e discutono con i compagni, hanno capito che i
genitori o altri adulti di riferimento sono imbarazzati ad affrontare
certi discorsi con loro. Suggerire ai ragazzi la lettura di qualche
buon libro, per esempio quelli della Bibliografia ragionata,
può essere l’occasione per aprire un dialogo aperto con i propri
figli o, a scuola, con gli alunni dell’ora alternativa a quella
dell’insegnamento della religione cattolica.
Le
discussioni spontanee tra ragazzi oppure con i genitori e quelle
nelle ore di lezione alternative, nei centri estivi comunali o in
campi estivi (come i boy scout) andrebbero comunque stimolate. In
modo che i bambini sappiano che nell’affrontare la realtà, ci sono
sia un approccio fideistico che un approccio razionale: “Visione
Religiosa” della vita, oppure “concezione razionale” della
vita? “Verità Assoluta” oppure “certezza oltre ogni
ragionevole dubbio”?
Nella Bibliografia ragionata,
elenco, per genitori e insegnanti, i pochi libri per bambini
e per ragazzi
che sono riuscito a trovare che illustrino la concezione non
religiosa della vita e del mondo. Possono essere usati come lettura
preliminare alle discussioni filosofiche tra bambini e tra ragazzi.
In
questa prospettiva, aiutarli a filosofare, inteso come capacità di
riflettere su ciò che stimola la loro curiosità, può divenire uno
strumento per educare a ragionare, in particolare dagli ultimi anni
delle elementari, anche sui grandi perché della vita, sul senso
civico, sulla moralità individuale e su quella pubblica, sulla
utilità di regole ragionevoli per la convivenza, sull’accettazione
del diverso che può e deve essere un arricchimento della società e
non un nemico da disprezzare.
In
Italia capita spesso che le famiglie in cui i genitori sono atei o
agnostici e qualche volta quelle in cui i genitori appartengono a
religioni minoritarie, nel periodo in cui i figli frequentano le
scuole primarie
o quelle secondarie di primo grado,
trovino molto difficile trasmettere ai figli i propri valori
e
discutere apertamente con loro delle risposte ai grandi
perché della vita.
I
genitori sono titubanti ad affrontare questi temi con i loro
ragazzini perché non si sa a che età è opportuno farlo e si
rimanda sempre. Ma anche perché si è consapevoli che c’è
tradizionalmente una forte pressione sociale da parte di nonni, zii,
cugini, degli amici, della scuola, della televisione, delle
Istituzioni pubbliche, della “maggioranza silenziosa” (che è in
realtà una minoranza chiassosa, aggressiva e intollerante, sempre
pronta ad “offendersi” se si minacciano i suoi privilegi)
contraria a discussioni con i bambini. Le Istituzioni pubbliche si
comportano in Italia come fosse in vigore la Religione di stato, con
i suoi privilegi, come era fino al 1984, data in cui è stata abolita
con l’entrata in vigore dei nuovi Patti Lateranensi.
Ci
sono in Italia diverse scuole benemerite che cercano attivamente di
accogliere i bambini di religione diversa —anzi
è meglio dire i bambini di famiglie di religione diversa. Capita che
se c’è un bambino di famiglia musulmana venga tolto il crocifisso
dall’aula, ma se ci sono bambini di famiglie non credenti il
crocifisso non viene tolto. Si sta passando dal concedere privilegi
alla religione di stato a concedere privilegi a tutte le religioni.
Ci
dicono anche che non possiamo dire ai nostri figli che Babbo
Natale o
la Befana
o
Gesù
bambino
“non
esistono”
o insinuare dubbi sull’esistenza
di dio,
perché poi loro lo direbbero ai compagni e questo non sarebbe
accettato dagli altri genitori. I bambini dovrebbero rimanere immersi
nelle vaghezze e nelle ingenuità dell'infanzia il più a lungo
possibile, anche quando sarebbero maturi per discussioni aperte. In
pratica i genitori credenti pretendono che i loro figli non vengano
in contatto con le idee dei non credenti, ma obbligano i figli dei
non credenti a venire a conoscenza delle loro, presentate come “Vere”
da insegnanti a scuola, dalla televisione, da libri, da parenti e
amici, ecc.
Quindi
in Italia, nella scuola pubblica, nei programmi televisivi, nei libri
per l’infanzia i ragazzini si imbattono quasi sempre e quasi solo
nella visione religiosa, anzi cattolica, della vita e del mondo. Per
questo ho aperto questo sito e ho scritto tre racconti, uno che parla
dello scetticismo di una ragazzina dell’Età della Pietra rispetto
alla stregoneria e due che illustrano il punto di vista della scienza
o di chi ha una concezione razionale, empirica, del mondo,
alternativo al punto di vista delle religioni con la loro Verità
Assoluta.
Lo
scopo della filosofia tra bambini o tra ragazzi non
è quello di insegnargli
se Dio esiste o non esiste. Ma che arrivino a capire, discutendo
con coetanei,
che cose importanti, che condizionano la vita, devono essere
affrontate e approfondite per bene: è meglio ragionarci
su e conoscere i diversi
punti di vista. Che si può sempre cambiare idea. Che chi la pensa in
modo diverso
non
è un nemico
da odiare o un imbecille
da compatire o disprezzare.
Nelle
mie ricerche di libri e materiali sulla filosofia per bambini, ho
trovato molte documentazioni su esperienze alle scuole dell’infanzia
(ex asili) e scuole primarie (elementari), ma poco o meglio niente su
ragazzini delle scuole secondarie di primo e secondo grado (medie
inferiori e superiori). Spero che qualche lettore sia in grado di
fare qualche segnalazione utile.